I taccuini di Tarrou – 231

Tra tutte le possibilità di suicidio, quella di lasciarsi morire di fame, adottata da Gogol’ e Ottilia nelle Affinità elettive, è la più estrema; manifesta una volontà di annientamento straordinaria, che ha persino qualcosa di mistico. L’individuo che si lascia morire di fame è davvero interamente concentrato nel proprio suicidio, in cui sembra quasi trovare un’affermazione di sé. Egli non teme davvero la morte e non si lascia scampo, lascia che la fine lo dissolva a poco a poco ed è come se assaporasse questo suo lento dissolvimento, in una estrema lucidità che sembra trascendere la condizione umana. Un conto è spararsi un colpo di pistola alla tempia, ponendo fine alla propria vita in un istante, un conto è lasciarsi morire di fame, lentamente, come se dietro la volontà di scomparire ci fosse una segreta, ma inossidabile, invincibile volontà di espiazione.

Esiste tuttavia un caso di suicidio in cui pistola e fame s’incontrano, ed è quello di Potocki, che lavora ogni giorno alla pallottola che gli toglierà la vita, limandola con cura certosina, fino a conferirle la forma giusta.

Jan Potocki
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